Differenze tra le versioni di "Storia di Balocchi Lidiano"
(Creata pagina con "E' il primo figlio di Augusto e di Gonnelli Alba, coniugati a metà settembre 1941. E' nato a Poggiopinzo, podere nella Contea della Società' Mineraria Amiata, sotto Selvena,...") |
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E' il primo figlio di Augusto e di Gonnelli Alba, coniugati a metà settembre 1941. E' nato a Poggiopinzo, podere nella Contea della Società' Mineraria Amiata, sotto Selvena, quindi nel comune di Castellazzara. | E' il primo figlio di Augusto e di Gonnelli Alba, coniugati a metà settembre 1941. E' nato a Poggiopinzo, podere nella Contea della Società' Mineraria Amiata, sotto Selvena, quindi nel comune di Castellazzara. | ||
− | Alba era stata a mietere fino al giorno avanti il parto. La notte seguente fu colta dalle doglie. Augusto con la somara partì e andò a Selvena a prendere la levatrice. Il travaglio fu lungo | + | Alba era stata a mietere fino al giorno avanti il parto, raccontava. La notte seguente fu colta dalle doglie. Augusto con la somara partì e andò a Selvena a prendere la levatrice: era una ragazza giovane, ma per complimento la fece salire sulla somara per attraversare le macchie della Contea. Il travaglio fu lungo e il bambino venne alla luce nel pomeriggio dopo le 14 del 6 luglio 1942. Tutto bene. |
− | + | Mi raccontava mia madre chegli zii Angelo e Amerigo allora adolescenti mi abituarono a mangiare il lardo, mi piaceva tanto, se non che mi mise tanto calore all'intestino, mia madre si recò a Selvena dalla Toniaccia (si sapeva che s'arrangiava a vendere cose introvabili) per avere riso, il riso cotto e l'acqua di riso sfiamma, (durante la guerra non si trovava). La Toniaccia glielo dette e gli disse che lei lo avrebbe sempre avuto, 'basta tu chieda della Toniaccia, la figlia di Michelaccio, la sorella di Guidaccio della Selva. Ho molti ricordi di Poggiopinzo: zio Angiolino lavorava con l'aratro tra gli ulivi sotto casa, io trovai una coltella di quelle da tavola tutta di ferro; la usai a mo' di accetta e mi misi a scorticare gli ulivi. Quando mio zio se ne accorse mi brontolò, mi prese di peso e mi allontanò, ma non mi picchiò (una volta lo sculacione era il minimo che ti poteva capitare per una marachella), poi prese con le mani lo sterco fresco delle vacche e lo appiccicò agli ulivi feriti. Ricordo diversi passaggi della vita: Iniziano a fine inverno 1945 quando la famiglia si trasferì a l'Olmi, nella casa di tale Maria Pellicci di Rinaldo in affitto. Ricordo il salto del fosso con Carlo, una sfida a poco più di 3 anni, la prima volta ce la feci, la seconda caddi a testa in giù su un sasso e mi spaccai la testa. Rosa che zappava lì vicino mi portò da mamma sanguinante molto. Circa a primavera del 1947 trasferimento alla Corsica, mi salirono sul carro carico di mobili per andare contadini nel podere di Silio Olivi che s'era trasferito a Samprugnano, dove aprì una cava; primavera 1948 mobilitazioni per le prime votazioni, ricordo il fermento del vicinato, babbo e Aldo Olivi che parlavano tanto, quando tutti si recarono alle scuole di Selva per il voto, compreso babbo e mamma. Gennaio 1953 era nevicato, trasferimento della roba di casa su un carro a Casa Vescovi in casa nostra. Esami di V elementare con mio padre, entrai prima io poi lui, si era preparato a scuola del piano Fanfani, insegnante il padre Corrado, parroco, gli operai avevano massicciato la strada del Radicheto tra il convento e il paese. Estate 1953 a garzone per Lando alla Corsica: badare le vacche poi aiuto a mietere insieme a Stefano il Gavazzini; ottobre, a ripetizioni dalla maestra Ione per pochi giorni; ma la maestra Ione era più piccola di me e quando uscivo i ragazzi grandi mi prendevano in giro, soprattutto il Farinacci, (Mario Gonnelli, che aveva il mulino) e io mi vergognavo. Smisi subito, mia madre mi fece portarle una gallina alla maestra per il disturbo. Giugno luglio 1954 maremmata da zia Bruna alla Marinella-Montemerano- badare le bestie, raccattare il fieno e legare i balzi.Dormivo da piedi di mia cugina Siria. Mi pagarono e il 'sarto' (Isolo Domenichini del Canalone) mi cucì un vestito a righe a spina di pesce, si diceva. 30 settembre 1954 a Giaccherino, in collegio con altri 5 ragazzi di Selva: Maurilio, Sergio, Imolo, Lorenzo, Ilvo. Ci aveva convinto a quella strada fra... che passava per la cerca. | |
+ | L'ammissione fu dura. Il rettore mi assegnò alla prima media, mi dette i libri usatissimi (ma era più di un anno che non andavo a scuola e alla prova che ci fece fare per misurare la nostra preparazione, io non ricordavo nulla... sicché dovevo regredire in 'preparatoria' insieme ai miei paesani che avevano frequentato solo la quarta elementare. i miei paesani della mia età erano tutti ripetenti, io che non ero mai inciampato nelle lementari al paese dovevo tornare indietro: uno scorno, come lo avrei detto a casa? avevo un banco in fondo allo studio, mi misi a piangere tanto, che il rettore da lontano se ne accorse. mi chiamò e mi portò nella sua stanza, gli dovetti spiegare il perché: tu non riconsegnare i libri mi disse e domani vai con gli altri vai in 'prima media'. L'anno fu duro con molti ostacoli, ma a settembre fui l'unico promosso. Negli anni che seguirono recuperai le carenze. | ||
+ | A.quel settembre dopo l'esame fui trasferito a San Romolo di Figline Valdarno. Qui nel 1955 al settembre 1959 passai ceconda e terza media, quarto e quinto ginnasio molte avventure da ragazzi tanto studio che poi non valse nulla perché mancavano esami pubblici, brutta storia. 1959/60 trasferimento alla Verna santuario francescano per l'anno di noviziato. Portai da qui ricordi e lati positivi, quel che non mi piaceva proprio era l'alzata per il mattutino a mezzanotte e la processione alla cappella delle Stimmate: a 1100 mt d'inverno c'era la neve! Ma non stetti fermo, imparai molte faccende manuali. 1960/63 a convento di Colleviti sopra Pescia: prima, seconda e quasi terza liceo fino al 7 aprile 1963, quando ebbi la dispensa dei voti da papa Giovanni XXIII. Fu durissimo il distacco. Ricordo che il padre maestro Teofilo Capecchi, già il rettore del 1954 a Giaccherino, mi portò la valigia a spalla dal convento alla Stazione. Avevo con me il quadro La Speranza (mi seguirà al centro di ogni casa per sempre) regalatomi da Piero Paoli perché avevo recitato e cantato bene nella sua commedia musicale la parte di 'Felice Tranquilli'. Paoli di Firenze era un genio in tutti i campi: inoltre suonava componeva disegnava divinamente (ricordo che la Speranza un frate gliela portò a una mostra a Livorno con grande successo e ricordo il bellissimo quadro della resurrezione della figlia di Giairo, morta e nuda in un lenzuolo portata davanti a Gesù in un lenzuolo: il p. Capecchi gli faceva spostare la mano della morta per coprirsi le parti intime, il Paoli non voleva, del resto la sua stanza era visitata spesso da tutti i chierici per ammirarla, allora quella mano si muoveva più su e più giù, secondo il desiderio del p. Maestro). A giugno esami di terza media, da privato ad Arcidosso. Il 20 luglio 1963 militare al C.a.r di Carbonara di Bari, il 3 ottobre 1964 congedo ad Anzio, mi presento al padre Angelo Stellini che mi assume subito al lavoro presso Le Opere Antoniane in Via Merulana 124; il 27 marzo 1967 allievo vigile urbano all'Orto Botanico per il Comune di Roma; il 21 aprile 1968 matrimonio con LanFranca alla Ss Trinità di Selva, celebrò p Stellini. Andammo in affitto in via Merulana 234, 5 piano. | ||
+ | Poi i figli, Ennio 7.2.1969, Andrea 28.5.1970, Alessia 7.1.1975 tutti nati a ospedale san Giovanni, tutti battezzati da p Stellini nella chiesa di Sant'Antonio di via Merulana. Ebbi al fortuna di avere Franca accanto. con le sue mani d'oro risparmiammo tanto sulla mesata, sicché ai figli non è mai mancato nulla del necessario, soprattutto la buona educazione. | ||
+ | Ma ero insoddisfatto. Nel 1977 mi iscrissi a corso di recupero anni di studio agli esami statali per un diploma magistrale. lo superai. Poi mi iscrissi a Sociologia alla Sapienza. Consegiii la laura in otto anni su organizzazione del corpo dei vigili urbani. un editore la pubblicò. ora però erano cresciute le spese di famiglia (i figli crescevano, andavano a scuola poi le spese università) dovevo fare straordinari e studiare. La famiglia, i figli li lasciai a loro stessi. ci fu chi mi comprese e perdonò. Però è un peso che mi porto dietro. poi cominciai a scrivere e a fare ricerche. Qualche successo, ma ne valeva la pena? Non mi è nemmeno valso per fare carriera. È il mio cruccio. In pensione scontento il 28 dicembre 2004. Oggi i quattro belli e bravi nipoti sono la vera consolazione, come del resto lo sono stati i tre figli. | ||
[[file:1943 babbo e mamma.jpeg|400px|thumb|right|1943 Lidiano con Babbo e Mamma]] | [[file:1943 babbo e mamma.jpeg|400px|thumb|right|1943 Lidiano con Babbo e Mamma]] |
Versione attuale delle 23:53, 21 gen 2021
E' il primo figlio di Augusto e di Gonnelli Alba, coniugati a metà settembre 1941. E' nato a Poggiopinzo, podere nella Contea della Società' Mineraria Amiata, sotto Selvena, quindi nel comune di Castellazzara.
Alba era stata a mietere fino al giorno avanti il parto, raccontava. La notte seguente fu colta dalle doglie. Augusto con la somara partì e andò a Selvena a prendere la levatrice: era una ragazza giovane, ma per complimento la fece salire sulla somara per attraversare le macchie della Contea. Il travaglio fu lungo e il bambino venne alla luce nel pomeriggio dopo le 14 del 6 luglio 1942. Tutto bene. Mi raccontava mia madre chegli zii Angelo e Amerigo allora adolescenti mi abituarono a mangiare il lardo, mi piaceva tanto, se non che mi mise tanto calore all'intestino, mia madre si recò a Selvena dalla Toniaccia (si sapeva che s'arrangiava a vendere cose introvabili) per avere riso, il riso cotto e l'acqua di riso sfiamma, (durante la guerra non si trovava). La Toniaccia glielo dette e gli disse che lei lo avrebbe sempre avuto, 'basta tu chieda della Toniaccia, la figlia di Michelaccio, la sorella di Guidaccio della Selva. Ho molti ricordi di Poggiopinzo: zio Angiolino lavorava con l'aratro tra gli ulivi sotto casa, io trovai una coltella di quelle da tavola tutta di ferro; la usai a mo' di accetta e mi misi a scorticare gli ulivi. Quando mio zio se ne accorse mi brontolò, mi prese di peso e mi allontanò, ma non mi picchiò (una volta lo sculacione era il minimo che ti poteva capitare per una marachella), poi prese con le mani lo sterco fresco delle vacche e lo appiccicò agli ulivi feriti. Ricordo diversi passaggi della vita: Iniziano a fine inverno 1945 quando la famiglia si trasferì a l'Olmi, nella casa di tale Maria Pellicci di Rinaldo in affitto. Ricordo il salto del fosso con Carlo, una sfida a poco più di 3 anni, la prima volta ce la feci, la seconda caddi a testa in giù su un sasso e mi spaccai la testa. Rosa che zappava lì vicino mi portò da mamma sanguinante molto. Circa a primavera del 1947 trasferimento alla Corsica, mi salirono sul carro carico di mobili per andare contadini nel podere di Silio Olivi che s'era trasferito a Samprugnano, dove aprì una cava; primavera 1948 mobilitazioni per le prime votazioni, ricordo il fermento del vicinato, babbo e Aldo Olivi che parlavano tanto, quando tutti si recarono alle scuole di Selva per il voto, compreso babbo e mamma. Gennaio 1953 era nevicato, trasferimento della roba di casa su un carro a Casa Vescovi in casa nostra. Esami di V elementare con mio padre, entrai prima io poi lui, si era preparato a scuola del piano Fanfani, insegnante il padre Corrado, parroco, gli operai avevano massicciato la strada del Radicheto tra il convento e il paese. Estate 1953 a garzone per Lando alla Corsica: badare le vacche poi aiuto a mietere insieme a Stefano il Gavazzini; ottobre, a ripetizioni dalla maestra Ione per pochi giorni; ma la maestra Ione era più piccola di me e quando uscivo i ragazzi grandi mi prendevano in giro, soprattutto il Farinacci, (Mario Gonnelli, che aveva il mulino) e io mi vergognavo. Smisi subito, mia madre mi fece portarle una gallina alla maestra per il disturbo. Giugno luglio 1954 maremmata da zia Bruna alla Marinella-Montemerano- badare le bestie, raccattare il fieno e legare i balzi.Dormivo da piedi di mia cugina Siria. Mi pagarono e il 'sarto' (Isolo Domenichini del Canalone) mi cucì un vestito a righe a spina di pesce, si diceva. 30 settembre 1954 a Giaccherino, in collegio con altri 5 ragazzi di Selva: Maurilio, Sergio, Imolo, Lorenzo, Ilvo. Ci aveva convinto a quella strada fra... che passava per la cerca. L'ammissione fu dura. Il rettore mi assegnò alla prima media, mi dette i libri usatissimi (ma era più di un anno che non andavo a scuola e alla prova che ci fece fare per misurare la nostra preparazione, io non ricordavo nulla... sicché dovevo regredire in 'preparatoria' insieme ai miei paesani che avevano frequentato solo la quarta elementare. i miei paesani della mia età erano tutti ripetenti, io che non ero mai inciampato nelle lementari al paese dovevo tornare indietro: uno scorno, come lo avrei detto a casa? avevo un banco in fondo allo studio, mi misi a piangere tanto, che il rettore da lontano se ne accorse. mi chiamò e mi portò nella sua stanza, gli dovetti spiegare il perché: tu non riconsegnare i libri mi disse e domani vai con gli altri vai in 'prima media'. L'anno fu duro con molti ostacoli, ma a settembre fui l'unico promosso. Negli anni che seguirono recuperai le carenze. A.quel settembre dopo l'esame fui trasferito a San Romolo di Figline Valdarno. Qui nel 1955 al settembre 1959 passai ceconda e terza media, quarto e quinto ginnasio molte avventure da ragazzi tanto studio che poi non valse nulla perché mancavano esami pubblici, brutta storia. 1959/60 trasferimento alla Verna santuario francescano per l'anno di noviziato. Portai da qui ricordi e lati positivi, quel che non mi piaceva proprio era l'alzata per il mattutino a mezzanotte e la processione alla cappella delle Stimmate: a 1100 mt d'inverno c'era la neve! Ma non stetti fermo, imparai molte faccende manuali. 1960/63 a convento di Colleviti sopra Pescia: prima, seconda e quasi terza liceo fino al 7 aprile 1963, quando ebbi la dispensa dei voti da papa Giovanni XXIII. Fu durissimo il distacco. Ricordo che il padre maestro Teofilo Capecchi, già il rettore del 1954 a Giaccherino, mi portò la valigia a spalla dal convento alla Stazione. Avevo con me il quadro La Speranza (mi seguirà al centro di ogni casa per sempre) regalatomi da Piero Paoli perché avevo recitato e cantato bene nella sua commedia musicale la parte di 'Felice Tranquilli'. Paoli di Firenze era un genio in tutti i campi: inoltre suonava componeva disegnava divinamente (ricordo che la Speranza un frate gliela portò a una mostra a Livorno con grande successo e ricordo il bellissimo quadro della resurrezione della figlia di Giairo, morta e nuda in un lenzuolo portata davanti a Gesù in un lenzuolo: il p. Capecchi gli faceva spostare la mano della morta per coprirsi le parti intime, il Paoli non voleva, del resto la sua stanza era visitata spesso da tutti i chierici per ammirarla, allora quella mano si muoveva più su e più giù, secondo il desiderio del p. Maestro). A giugno esami di terza media, da privato ad Arcidosso. Il 20 luglio 1963 militare al C.a.r di Carbonara di Bari, il 3 ottobre 1964 congedo ad Anzio, mi presento al padre Angelo Stellini che mi assume subito al lavoro presso Le Opere Antoniane in Via Merulana 124; il 27 marzo 1967 allievo vigile urbano all'Orto Botanico per il Comune di Roma; il 21 aprile 1968 matrimonio con LanFranca alla Ss Trinità di Selva, celebrò p Stellini. Andammo in affitto in via Merulana 234, 5 piano. Poi i figli, Ennio 7.2.1969, Andrea 28.5.1970, Alessia 7.1.1975 tutti nati a ospedale san Giovanni, tutti battezzati da p Stellini nella chiesa di Sant'Antonio di via Merulana. Ebbi al fortuna di avere Franca accanto. con le sue mani d'oro risparmiammo tanto sulla mesata, sicché ai figli non è mai mancato nulla del necessario, soprattutto la buona educazione. Ma ero insoddisfatto. Nel 1977 mi iscrissi a corso di recupero anni di studio agli esami statali per un diploma magistrale. lo superai. Poi mi iscrissi a Sociologia alla Sapienza. Consegiii la laura in otto anni su organizzazione del corpo dei vigili urbani. un editore la pubblicò. ora però erano cresciute le spese di famiglia (i figli crescevano, andavano a scuola poi le spese università) dovevo fare straordinari e studiare. La famiglia, i figli li lasciai a loro stessi. ci fu chi mi comprese e perdonò. Però è un peso che mi porto dietro. poi cominciai a scrivere e a fare ricerche. Qualche successo, ma ne valeva la pena? Non mi è nemmeno valso per fare carriera. È il mio cruccio. In pensione scontento il 28 dicembre 2004. Oggi i quattro belli e bravi nipoti sono la vera consolazione, come del resto lo sono stati i tre figli.